inComunicati Copagri il7 Novembre 2018

OMS, impensabile discutere periodicamente di tasse e avvisi di pericolo sui prodotti agroalimentari

Verrascina, si rischiano notevoli danni, d’immagine e non solo, per il comparto agroalimentare, i consumatori e i produttori

Roma, 7 novembre 2018 – “È impensabile tornare periodicamente a discutere dell’introduzione di tasse e dazi sui prodotti alimentari ritenuti ‘a rischio’ per la salute in relazione al contenuto di grassi, sale e zuccheri, così come di eventuali ‘avvisi di pericolo’ da apporre sulle confezioni, poiché il rischio concreto è quello di arrecare un considerevole danno d’immagine all’agroalimentare nazionale; a essere colpiti potrebbero essere l’olio d’oliva, il parmigiano reggiano, il grana padano e il prosciutto di parma, prodotti simbolo del made in Italy, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo”. Così il presidente della Copagri Franco Verrascina a proposito della risoluzione proposta dai paesi del Foreign policy e global health (Fpgh) initiative dell’ONU, i quali hanno di recente presentato una proposta che richiama i temi già oggetto di un dibattito svoltosi in sede di Nazioni Unite a metà luglio.

“In vista dell’esame della proposta di risoluzione, previsto per lunedì 12 novembre a New York in occasione dell’assemblea generale dell’Onu, vale la pena di ricordare che la dieta mediterranea, regime alimentare che esalta il consumo di prodotti tipici dell’agroalimentare nazionale, è stata dichiarata patrimonio dell’umanità proprio dall’Unesco, l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite”, fa notare il presidente della Copagri.

“Invitiamo pertanto la rappresentanza italiana presso l’Onu e il Governo intero a lavorare a livello diplomatico per evitare pericolosi allarmi che rischiano di minare la fiducia dei consumatori, i quali secondo recenti studi si troverebbero a dover fronteggiare una maggiore spesa annua di circa 546 euro per famiglia, di penalizzare fortemente il comparto agroalimentare, già alle prese con numerose problematiche, ma anche di danneggiare i produttori agricoli, che vedrebbero ridursi ulteriormente il loro già risicato margine di guadagno”, conclude Verrascina.